La Sindrome della Vendetta.

LA SINDROME DELLA VENDETTA
….solo gli stolti credono di placare la loro sete abbeverandosi alla fonte della vendetta….

La Leggenda....ieri.

La leggenda narra che Rolando, ventottenne, Signore del Castello della Torreuccia, scapestrato e uomo di malaffare, fu preso da una forte passione per la giovane Nelda, appena sedicenne, figlia del Signore del Castello di Gualdo. Lei, però, non accetta la sua corte e così il giovane, aiutato da alcuni suoi amici della sua stessa risma, la rapisce con l’intento di farle violenza. La fanciulla si ribella ed in tutti i modi cerca di divincolarsi dalla presa dell’aggressore provocando sempre più la sua rabbiosa ira. Allora Rolando, uomo fortissimo le afferra il collo mentre nelle sue mani spunta un grosso pugnale. Dopo pochi attimi di colluttazione Nelda giace esamine fra le sue braccia con l’arma infilata nel petto. C’è chi disse che lui l’aveva pugnalata ed altri invece sostennero che la giovane aveva guidato la mano armata di Rolando contro il suo petto. Per questo il Signore della Torreuccia ebbe una lievissima condanna, ma il padre di lei, non contento del verdetto della Curia Pontificia, preso dalla disperazione pensò di farsi vendetta da solo. Inviò una spedizione punitiva di gente senza scrupoli presso il Castello della Torreuccia con l’ordine di passare per le armi chiunque si trovasse lì in quel momento, ivi compresi vecchi, donne e bambini.
Fu una strage.
I corpi, poi, vennero accatastati nel cortile e una volta ricoperti con vestiario, mobilio, legname e quanto ancora avevano trovato nel saccheggio del Castello furono dati alle fiamme. Non contento pochi giorni dopo lo fece radere al suolo trasformandolo in un cumulo di rovine ancora fumanti.
L’atroce infamità era così vendicata!
Correva l’anno 1460.

La Leggenda ...continua.

Anno 1500.
Quarant’anni dopo, Giselda De Cattanei, Signora del Castello che aveva appena sei anni quando sua sorella morì e avvennero quei tristi fatti, ora moglie di Giovanni Olivieri Conte di Antignano e già Primo Castellano di Gualdo, è venuta a conoscenza di un qualcosa che le fornisce dei validi motivi perchè si riprenda il discorso riguardo quei fatti di allora.
Convoca a corte Riccardo Veronici, trentatreenne, Cavaliere e Signore del Castello di Barattano nonché nipote di Ruggero, famosissimo condottiero, poiché il giovane ha fama di essere un grande inquisitore e scopritore dei segreti più inviolabili.
Pervasa ancora da una sindrome di insana vendetta vuole saperne di più quindi da incarico al giovane perché inizi una ricerca……ma forse sarebbe stato meglio non andare tanto ad investigare…..

Cronostoria dei personaggi.

1409 n. Berardo Eroli vescovo di Spoleto e Norcia M. 1479
1414 n. Arrigo De Cattanei Conte di Gualdo. M. 1464
1414 n. Cecco(Francesco Odifreddi)amico e servitore tuttofare 86
1420 n. Tommasina Trinci, moglie di Arrigo. M. 1470
1421 n. Goffredo Veronici,Sign.di Barattano,cug.di Ruggero M. 1485
1430 n. Costantino Eroli,Vesc.di Spoleto e Norcia,nipote Berardo 70
1432 n. Rolando Anichino Sign. del Castello della Torreuccia. 68
1432 n. Rocco,il Balordo,pittore am.di Rolando,erem.in Pomonte 68
1435 n. Fra Bartolomeo, fratello di Rolando. 65
1435 n. Zenone,alchimista,astrologo e satanista am. di Rolando. 65
1440 n. Ruggero Veronici, zio di Riccardo 60
1444 n. Nelda 1a figlia di Arrigo. Assassinata da Rolando M.1460
1444 n. Giovanni Olivieri Antignano,marito di Giselda 56
1448 n. Biagio, imbelle,2° figlio di Arrigo. 52
1450 n. Uberto servitore tuttofare di Ramona 50
1450 n. Bernarda, vedova, madre di Riccardo, amica di Giselda 50
1454 n. Giselda, 3a figlia di Arrigo. 46
1459 n. Ramona Ninoiach, locandiera in Bevagna, madre di Lisa. 41
1466 n. Baldo,figlio del maniscalco,amico e scudiero di Riccardo. 34
1467 n. Riccardo Veronici, Signore del Castello di Barattano. 33
1467 n. Alcino,figlio del ciabattino,amico e scudiero di Riccardo.33
1475 n. Salimbene Andreoli fratello di Mastro Giorgio da Gubbio 25
1476 n. Lorenzo,1° figlio di Giovanni e Giselda,disabile mentale. 24
1481 n. Edoardo, 2° figlio di Giovanni e Giselda. 19
1481 n. Alvaro Clerici figl. del Sig.di Saragano e am.di Edoardo.19
1483 n. Corrado, 3° figlio di Giovanni e Giselda. 17
1483 n. Lisa figlia di Ramona. 17 1484 n. Laura e Betta,gemelle,figlie del mugnaio,amiche di Lisa 16

Personaggi Secondari.
Madre di Ramona - Vitellozzo - Brenda - Tonio - Lapo - Giolo - Goberto – Cino - Beatrice - Galeazzo - Tinto - Cugini Trinci - Ragazzi del Contado - Figli di pastori - Mastro Masseo - Mastro Momo - Duccio falegname di Simigni – Suor Cuciniera -









Cronostoria dei fatti riguardanti il periodo.

975 Fondazione di Gualdo - Edoardo e i Capitani
1439 Foligno e Gualdo passano sotto il Vicariato Pontificio
1452 Ampliamento del Castello di Barattano
1460 Rapimento e morte di Nelda.Distruzione del Castello della Torreuccia
1464 Muore il Conte Arrigo De Cattanei signore di Gualdo
1475 Matrimonio fra Giovanni Olivieri d’Antignano e Giselda De Cattanei
1485 Riccardo è Cavaliere. Assassinio di suo padre Goffredo
1493 Papa Alessandro VI concede il Castello di Gualdo ai
Folignati
1494/5 Inizio costruzione della Rocca
1497/9 Fine costruzione della Rocca.
1500 Festeggiamenti 25° nozze Giovanni-Giselda
1448 - 1474 Berardo Eroli vescovo di Spoleto e Norcia.
Sotto pressione della Curia Pontificia non fa condannare
Rolando per l’uccisione di Nelda.
1474 - 1500 Costantino Eroli, suo nipote, è vescovo di Spoleto e Norcia
1478 - 1497 Gualdo teatro di guerriglie interne fra Guelfi e Ghibellini e
fra le fazioni favorevoli ai Folignati o ai Perugini
Tuderti. Avvengono uccisioni, faide e vendette.
1464-1492 Lorenzo de’ Medici cerca di mantenere un certo equilibrio
fra le varie Signorie e con lo Stato Pontificio.
1492- 1503 Papato di Alessandro VI° Borgia. Nepotismo assoluto.
La sua amante Vannozza de Cattanei gli ha dato tre figli
Suo figlio Cesare bazzica le zone del Folignate cercando
di farsi alleati i Trinci che però non sono più tanto potenti.
1498 Girolamo Savonarola, da sempre moralizzatore nei
confronti del Papa corrotto e della Curia dissoluta, viene
arso in Piazza della Signoria a Firenze.
1499 Alessandro VI concede alla figlia Lucrezia, per un mese, la
reggenza, del Ducato di Spoleto
1500 Papa Alessandro VI° indice il Giubileo.
1482-1508 Guidobaldo di Montefeltro duca di Urbino presta i soldi ai
Folignati per costruire la Rocca di Gualdo
1500 luglio. Faida delle ”Nozze Rosse” a Perugia.
I Baglioni si uccidono fra di loro





RAPPORTI FAMILIARI

Fam De Cattanei e Olivieri Antignano.
Arrigo De Cattanei, (1414 - 1464) conte di Gualdo sposa Tomassina Trinci.
Ha tre figli: Nelda uccisa nel 1460, Biagio (52), Giselda (46).
Cecco (86) è amico tuttofare di Arrigo e della famiglia De Cattanei.
Giselda nel 1475 sposa Giovanni Olivieri Antignano (56).
Ha tre figli: Lorenzo (24), disabile, Edoardo (19), Corrado (17).

Fam. Veronici
Goffredo Veronici padre di Riccardo è ucciso in un agguato.
Ruggero Veronici (50), cugino di Goffredo e zio di Riccardo condottiero.
Riccardo Veronici (33) è Signore del Castello di Barattano
Baldo (34) e Alcino (33) sono suoi scudieri e amici.
Bernarda (52) amica di Giselda e madre di Riccardo.

Fam. Anichino
Rolando (68) ha un fratello frate, Bartolomeo (60) e due amici: Rocco( 68), pittore, detto il Balordo, madonnaro, ora girovago, ora eremita in Pomonte, dedito più che altro a chiedere l‘elemosina e Zenone (65), fattucchiero, alchimista, astrologo e satanista.
Ha una figlia, Ramona (41) avuta da una creola. A sua volta ne ha una anche lei: Lisa (17). Uberto (50) è il suo servitore e amico.

Amicizie
Edoardo (19) e Corrado(17) figli di Giselda, Lisa (17), figlia di Ramona, Alvaro (19) e le gemelline Laura e Betta (16) sono tutti amici.
Sovente portano con loro anche Lorenzo (24), il fratello maggiore di Edoardo e Corrado, disabile. Salimbene Andreoli, fratello minore di Mastro Giorgio, fa parte del gruppo saltuariamente.
Tra Edoardo e Lisa vi è più di una semplice amicizia.
I vescovi Eroli sono amici di famiglia. Berardo Eroli è stato allattato dalla madre di Arrigo. Costantino è nipote di Berardo. Gli succede.
Giselda( 46) è amica di Bernarda Veronici e nutre molta simpatia per il figlio di lei, Riccardo( 33).

I componenti le squadre dei Giochi di Piazza.

MONTE: Caposquadra Tonio, figlio dell’ortolano e Nove ragazzi del
contado
PIEVE: Caposquadra Lisa, Salimbene Andreoli, Laura e Betta
Baruffaldi, Lapo, figlio del sarto, Giolo, figlio della speziale,
Goberto, figlio del fabbro, Cino, “ l’accensore “ delle
lanterne, Vitellozzo e Brenda
ROCCA: Caposquadra Edoardo, Corrado e Lorenzo Olivieri, Alvaro e
Beatrice Clerici, Galeazzo e Tinto, figli del Signore di Simigni
Due Trinci, cugini di Edoardo, “Cecco”, il vecchio Francesco
Odifreddi.

Cap. 1. GISELDA DE CATTANEI CONVOCA RICCARDO VERONICI.

Fine estate dell’anno 1500...
Nello stretto cunicolo i cinque uomini sono costretti a procedere uno dietro l‘altro. I due armigeri, muniti di torcia in testa ed in coda. Nel mezzo il cavaliere Riccardo Veronici, Signore del Castello di Barattano ed i suoi due scudieri. Più che scudieri…amici. Riccardo non ha mai fatto pesare il suo rango nobile ai due. Sono cresciuti insieme, lui figlio del Feudatario, e loro due, Baldo e Alcino rispettivamente figli del maniscalco e del ciabattino del Castello. Talmente amici che quando il padre del ragazzo ritenne che ormai era in grado di indossare le armi da cavaliere, non ci pensò due volte a nominare i due “scudieri all’esclusivo servizio del figlio”.
Oltre che stretto, il cunicolo è anche buio. Solo di tanto in tanto qualche feritoia fatta in modo tale da poterci collocare una balestra. Alcune più alte e strette delle quali può servirsene un arciere, più che abile, per scagliare le sue frecce. Più che altro, però, vengono usate per l’avvistamento.
Il Castello di Gualdo domina a sud e a ovest la piana del fiume Puglia dove è un continuo via vai di carri, cavalieri, armigeri, viandanti pellegrini provenienti dalle terre di Perugia per portarsi nel Ducato di Spoleto e viceversa. Da questo lato nessuno può permettersi di salire senza essere notato. Ugualmente nessuno può avvicinarsi da nord e da est, da Foligno e da Bevagna per l’ottima visuale che si ha del monte e del pianoro. Una località selvosa in una posizione strategica scelta da un certo Conte Edoardo e da un gruppo di Capitani al suo seguito per essersi distinti al servizio di Ottone II° di Sassonia. Attorno all’anno 975, come regalia ebbero la facoltà di scegliersi un luogo dove edificare un Castello che fungesse anche da vedetta. Edoardo Captaneorum, (poi de Captanei, De Cattanei. In seguito diverrà Cattaneo n.d.a.) iniziò a costruirvi delle robuste fortificazioni che man mano si trasformarono in una specie di borgo popolato poi da contadini, bottegai e popolani e soldati. In un secondo momento, proprio al centro fu edificato un imponente castello munito di mura potenti e massicce e solo da qualche anno, fortificazione nella fortificazione vi ha preso posto, opera dei Folignati, un mastio circolare, imponente, con due rocchette più piccole a formare un triangolo equilatero. Un opera di mastro Francesco di Bartolomeo di Pietrasanta.
Nei sotterranei di un lato di questo stanno ora transitando Riccardo ed i suoi, più due armigeri della contessa Giselda De Cattanei, ultima erede del Castello.
Riccardo Veronici è stato convocato in tutta segretezza da Giselda. Segretezza…ecco perché si trovano a percorrere questo cunicolo angusto, quasi segreto e usato raramente. Un sotterraneo che tra poco li condurrà nelle sale del castello. Ma perché un incontro segreto? Perché Riccardo gode fama di…grande inquisitore e quando un signorotto lo convoca, vuol dire che ha in animo di scoprire qualcosa che sarà difficile che possa palesarsi alla luce del sole. ( non c’erano tanti mezzi di comunicazione, non si praticava il “gossip” come ora, ma le cose accadevano ugualmente. n.d.a.). C’è chi ordisce tresche belliche, chi imbastisce storie di confine e di dominio terriero e chi invece preferisce dedicarsi ad…intrallazzi amorosi. Di tanto in tanto qualcuno sente il bisogno di affidarsi ad un inquisitore per scoprire se nell’altra parte si nascondono scheletri negli armadi! Non si vuole dare molto nell’occhio però e quindi nessun intende far sapere ad altri che potrebbe essere parte lesa in qualche intrallazzo… specie se amoroso.
Riccardo e i quattro hanno finito di percorrere il sotterraneo ed ora si apprestano a salire la lunga e strettissima scalinata che porta al primo piano della Rocca. Sale a chiocciola e gira in senso orario. Tutte le scale a chiocciola di tutti i castelli girano in tal verso poiché chi si ritrova a difendersi nella parte sopra, brandendo la pesantissima spada, ha la destra libera e non è affatto impedito…. presumendo che non sia mancino. Mentre chi attacca da sotto lo fa con più difficoltà in quanto si ritrova il muro sulla destra.
Arrivano nella prima sala. Vi è ben poca roba: una cassapanca con schienale, un grosso tavolo-scrivania, tre sedie, o meglio, tre sgabelli, una sediona che sembra un trono, un’armatura e un paio di candelabri smisurati, rapportati alla stanzetta. Non c’è il solito braciere, ma il fattore dominante è il camino dove staziona un grosso ceppo…anch’esso troppo grande per la stanza e per il camino. Il fuoco è spento. Siamo a fine agosto. I grossi camini con i grossi ceppi, per solito, si trovano al primo piano perché più vicino alla legnaia, ma anche perché poi il calore andrà a salire in alto verso le altre stanze. In più, salendo anche la canna fumaria fino al tetto, attraverserà gli altri due piani apportando ulteriore tepore ai locali.
Giselda si trova seduta su quella grande poltrona che sembra un trono e come vede i tre ospiti fa cenno loro di sedersi sulla panca con lo schienale. Il tempo di fare i convenevoli e quindi la Contessa se ne esce subito con una domanda che di certo, Riccardo non se la sarebbe mai aspettata:
- Sono venuta a sapere che Rolando della Torreuccia è ancora vivo! - Riccardo resta ammutolito non tanto per l’affermazione della donna, ma per il fatto che questa si ritrovi a dare questa notizia proprio a lui. - Perché è ancora vivo? - insiste la donna. Il giovane Veronici si rende conto che non è più il caso di tacere e allora le da la più banale delle risposte provocando anche un risolino di Alcino.
- Molto probabilmente perché non è morto! -
- Non vi ho convocato per sentirvi fare lo spiritoso! Se avessi avuto bisogno di un pagliaccio avrei senz’altro saputo dove andare a procurarmelo. Inoltre tengo a ricordarvi che il castello di Barattano e le vostre terre sono sotto la nostra giurisdizione. - Una minaccia praticamente. Il giovane, invece, noncurante proprio della mancanza di umorismo della contessa, si alza e si porta verso il finestrone buttandoci fuori un’occhiata. Da sul cortile del castello e proprio in questo momento sono arrivati un paio di carretti. Uno ricolmo di frutta e di verdure, un altro contenente dei sacchi…forse grano o farina. Tace e allora Baldo, l’altro suo scudiero, si sente in dovere di prendere le parti del suo padrone.
- Non è possibile che sia vivo. Vostro padre…- Riccardo però, lo interrompe e cerca di dare una risposta a Donna De Cattanei.
- Sembra che Rolando sia ancora vivo… Si, ne ho sentito parlare. Si dice comunque che sia diventato un…vegetale. E’ un povero vecchio perennemente a letto…una larva senza più espressioni alla quale bisogna prestare ogni servizio. -
- Non lo sapevamo. - si giustifica Alcino un po’ contrariato per non essere mai stato messo al corrente di ciò dal padrone - amico Riccardo.
- Dove si trova ora? E com’è che voi ne siete al corrente? - continua la donna.
- Si trova in un luogo, forse un convento, di cui non conosco l’ubicazione. Ne sono al corrente perché…è il mio mestiere. Sono o non sono considerato lo scopritore di tutte le ”marachelle” del circondario? Da Perugia a Spoleto, da Foligno a Todi, tutti sanno di questa mia prerogativa. Di cose segrete, alla fine, ne vengo a sapere tante…- e battendo una manata sulla spalla del suo scudiero - Ma non tutte possono essere messe in piazza. Rolando sta bene dove sta ed ho la sensazione che sia meglio che nessuno vada tanto ad indagare…E’ meglio per tutti. Ne potrebbero venir fuori…-
Giselda a queste parole, però, si dimostra molto risentita.
- State dimenticando quale crimine ha commesso quel “Senzadio“! -
- Avete detto bene” Senzadio”. Ed è proprio questa la categoria di persone che è meglio lasciar perdere. -
- E il mio povero padre morto di crepacuore? -
- Non prima, però, di aver fatto trucidare tutti coloro che in quel momento si trovavano nel Castello della Torreuccia! -
- Tutta gente di malaffare! -
- Anche i bambini? Anche le donne e le persone anziane che si trovavano nelle cucine o nelle stalle? Tanta gente innocente e indifesa è stata passata per le armi. I loro corpi ammucchiati nel piazzale del maniero, ricoperti di legname tratto da suppellettili e mobili e quindi dati alle fiamme. Poi, in seguito, quella fortezza fu fatta scaricare e distruggere. Quel cumulo, in quel luogo, ancora si vede. Ora sopra ci sono nati alberi, arbusti ed erbacce. Non fu certo una bella cosa! -
- Mio padre fu accecato dall’ira. Mia sorella, Nelda, era la sua figlia prediletta. Mio fratello Biagio aveva dodici anni, io appena sei…- si ferma un attimo, scruta il giovane taciturno e pensieroso ed ecco che affiora la sua essenza di donna. - Vedo che state inseguendo alcuni calcoli….riguardo la mia età…Mi si dice che di anni ne dimostro molto meno! - tornando quindi a parlare di Rolando, - Perché dunque le sue ossa non si trovano a polverizzarsi insieme alle altre dei suoi compagni di scorribande sotto quel cumulo?-
- Cosa potrebbe cambiare in voi questa differenza? Vendetta giusta o sbagliata c’è stata. Sono ormai passati quarant’anni….Vi ripeto, forse è meglio non andare a scavare nel passato. - Dire queste cose ad una donna è come istigarla a volerne sapere di più accada quel che accada. Infatti:
- Voglio sapere tutto, invece….accada quel che accada! -
- E invece no! Non ne so molto, ma quel poco che so non ho nessuna intenzione di rivelarlo a chicchessia…. nemmeno a voi, perdonatemi, Madonna. Non sono ancora i tempi…e non è neanche il momento. - Giselda a questo punto si sente veramente ferita.
- Vi ricordo che il vostro Castello di Barattano…
- E’ sotto la giurisdizione del vostro….-
- Non tanto a noi che siamo “buoni vicini”…- ed in queste parole traspare un certo non so che di complicità fra i due che non sfugge neanche a Baldo, lo scudiero grosso e bonaccione di Riccardo - Ma ai Trinci questa vostra riluttanza potrebbe non piacere…-
- Ora vi appellate ai Trinci vostri parenti? Mi risulta che non abbiano più molta voce in capitolo….-
- E’ una Famiglia pur sempre potente…..
- E allora mettetevi d’accordo e date alle fiamme anche il mio castello! Contessa, ora se permettete…..dovremmo andare…sempre vostro servo. -
- No che non permetto! Anzi venite di là “da solo” che ho da farvi vedere una cosa…così capirete. - Si appartano in un locale attiguo e ai due scudieri non resta che guardarsi con fare impotente. Una decina di minuti, forse cinque, ma quando si è in attesa il tempo si allunga sempre, e i due escono. All’apparenza hanno l’aspetto più calmo di quando sono entrati.
- Avete capito ora? - Giselda si rivolge a Riccardo - Soprassediamo pure per il momento, ma ora sapete…perché devo sapere.-
- Ho capito. - e si appresta ad andarsene ”trascinandosi” dietro i suoi amici. La Castellana li lascia andare, ma sa benissimo che prima o poi quel discorso riuscirà fuori. Per ora è stato solo rimandato ad altri tempi….Lo stesso Riccardo l’aveva detto.

Cap. 2 I RAGAZZI DEL CASTELLO.

Ma perché Giselda De Cattanei è tanto interessata, ora, dopo quarant’anni, alle sorti di Rolando della Torreuccia, l’assassino seppur involontario come lui si era proclamato al processo, di sua sorella Nelda?
Arrigo, suo padre, dell’involontarietà non aveva voluto sentir parlare, ne volle accontentarsi del Giudizio dato dalla Curia di Spoleto sotto la cui giurisdizione si trovava allora il Castello di Gualdo, perpetrando da solo la sua vendetta. In verità fu spalleggiato dai Trinci di Foligno, con i quali si era imparentato, che tenevano molto all’amicizia dell Castello dei De Cattanei, tanto che ultimamente ne avevano ottenuto il Protettorato da Papa Alessandro VI°. Subito dopo i Folignati ci avevano costruito quel Mastio circolare e le altre due rocchette.
E’ stato ultimato da poco e molto probabilmente verrà effettuata una specie di inaugurazione. Anzi, si pensa di farla combinare con i festeggiamenti per il 25° di matrimonio fra Giselda De Cattanei con Giovanni Olivieri proveniente dal Castello di Antignano in Bevagna che nel frattempo aveva ricoperto anche la carica di Primo Castellano di Gualdo….cioè di colui che doveva aver cura della del Castello. In verità da una quindicina d’anni, quasi diciassette per l’esattezza, quel borgo, diventato ormai un bel villaggio, si era dato uno Statuto con tanto di Podestà e cariche varie, ma la cosa è abbastanza “fresca” ed i veri padroni, quelli che ancora possono fare il buono ed il cattivo tempo, sono i Signori del Castello….i De Cattanei, anche se ora era subentrato Giovanni Olivieri di Antignano. Dire Gualdo, insomma, significa dire “De Cattanei”.
Riccardo Veronici è appena sparito con i suoi amici portandosi di nuovo nei sotterranei. Giselda è rimasta sola, taciturna, accanto al finestrone. Due cose le sono rimaste impresse ed ora le sta esaminando. La sicurezza quasi arrogante del Cavaliere da Barattano e la sua…bellezza maschia ed imponente. Un uomo che si fa notare subito… non come quel flaccidone di suo marito! Per un attimo non sa cosa le era preso, nel volerlo portare di là, nell’altra stanzetta. Il fatto di volerlo far consapevole di una certa cosa era un po’…una scusa. Se ne sarà accorto? Se non fosse stata Giselda De Cattanei, Signora e Contessa del Castello di Gualdo, forse avrebbe accennato anche un approccio un po’ azzardato, ma non era proprio il caso. Certo, se lui minimo, minimo avesse osato…Del fatto che Rolando fosse ancora vivo, in fondo in fondo non gliene importava un gran che.
Un vocio allegro la distoglie da questi suoi pensieri alquanto intriganti e d’istinto anche lei guarda giù nel cortile.
Vi sono sopraggiunti una manata di ragazzi assai rumorosi e caciaroni che si stanno facendo degli scherzi l’un l’altro. Non stanno fermi un attimo.
Giselda si sofferma ad osservarli e le scappa detto: “Beati loro! Beata gioventù!” Si fermano un attimo nei pressi della piccola fontana a forma ottagonale. Bevono con avidità. Sono esausti. Evidentemente sono reduci da qualche corsa o gioco sfrenato nei prati che circondano l’agglomerato urbano. Un’insieme di costruzioni più o meno imponenti a circondare l’area del Castello dove risiedono le famiglie più o meno al servizio del Conte. Servitori veri e propri, armigeri, ma anche gli artigiani, i bottegai, i ”liberi professionisti “.
Una piccola chiesetta, le stalle, gli orti, le botteghe degli artigiani, dei mercanti, la bettola…Tutto ciò che, insomma, può considerarsi un paesotto.
Sono cinque i giovani che ora si stanno schizzando dell’acqua. Giselda li ha inquadrati tutti, tre maschi e due femmine…tre di rango nobile e due non proprio. I suoi due figli Edoardo e Corrado di diciannove e diciassette anni, il loro amico Alvaro Clerici figlio del signore di Saragano, diciassettenne, Betta e Laura, le figlie del mugnaio, di sedici anni. Non saranno nobili, ma in quanto ad essere benestante la loro famiglia….Si dice anche che il loro padre sia in grado di fare dei prestiti a nobilotti per finanziare le loro diatribe belliche. Inoltre sono anche molto belle e di fronte alla bellezza, specie nei giovani, i ceti sociali spesso vanno a farsi benedire. Si fa presto a scordarsi di titoli e blasoni. I giovani Olivieri e le gemelline Baruffaldi sono cresciuti insieme e proprio non ci fanno caso alla casta….e nemmeno Alvaro.
- Per solito sono sei… - Giselda sposta la grossa tenda per guardare meglio verso gli angoli del cortile. Cosa cerca? Ormai è un po’ di tempo che ai ragazzi si unisce un’amichetta delle gemelline, Lisa, diciassettenne, figlia di una certa Ramona che da circa tre anni ha aperto una locanda a metà strada fra Gualdo e Bevagna. In prossimità del mulino ad acqua dei Baruffaldi, sul fiume Attone. E’ logico che non appena questa è arrivata abbia fatto amicizia con le figlie del mugnaio. Prima della sua venuta alla locanda, aveva trascorso la sua infanzia e prima giovinezza presso due o tre paio conventi di suore nelle zone fra Assisi, Gualdo Tadino e Gubbio.
Un giorno si seppe che una certa Ramona Ninoiach, una bella donna meno che quarantenne, era venuta in zona e si era informata se per caso c’era la possibilità di aprire una locanda nei paraggi. Il rilascio della permissione dipendeva da Giovanni Olivieri, divenuto Primo Castellano di Gualdo per aver convolato a nozze come dire… obbligate…con donna Giselda De Cattanei.
Alla richiesta, questi, non indugiò affatto, anzi le consigliò di aprire l’attività proprio su quella strada di unione tra i due Castelli e fra i due centri abitati in modo da renderla più appetibile ai viandanti, ai pellegrini, ai carrettieri. Era proprio il luogo che aveva in mente anche lei….Il mulino già c’era, poi fu aperta la locanda di Ramona, poi ancora ci si portò un maniscalco, un falegname….Tutti insieme si adoprarono per costruirci una piccola chiesina che fu dedicata a S.Anna. Insomma stava diventando una piacevole e comoda via di comunicazione…proprio come voleva il Conte Giovanni.
Nessuno ritenne di andar a cercare informazioni su questa Ramona. Dava la sensazione di essere una brava ragazza, o donna, educata, cortese, timorata di Dio e….molto bella, di una bellezza selvaggia… ”zingara” e spagnoleggiante. E’ risaputo che le persone belle, specie le donne, ottengono assai più lasciapassare di quelle…brutte. E’ stato sempre così! Si portò con se un servitore e uomo di fiducia un certo Uberto, una pasta d’uomo, grande quanto buono, che l’ aiutò nell’allestimento e poi finì col metterci le radici del tutto. Dopo un paio d’anni, appunto, arrivò Lisa, sua figlia che era dalle suore. Nessuno ha mai saputo chi fosse il padre della ragazza.
Giselda scruta attraverso la vetrata e cerca di vedere se con i suoi rampolli c’è anche lei. Non la vede. Evidentemente oggi non è salita… I giovani riprendono a rincorrersi.
Per solito sono sei, ma a volte sette o anche otto se ci aggiungiamo altri due che però sono un po’ più “anziani“. Uno è Lorenzo, il fratello maggiore di Edoardo che in seguito avremo modo di conoscere, e l‘altro è Salimbene Andreoli, un nome che dice poco, ma possiamo aggiungere che si tratta del fratello minore di Mastro Giorgio il famoso artista che ha inventato la “tecnica del lustro”nell’arte della ceramica e che ne tiene gelosamente segreta la formula. Da circa una decina di anni i tre fratelli Giorgio, Giovanni e Salimbene si sono portati a Gubbio e un paio di anni fa, grazie al loro talento hanno ottenuto la cittadinanza onoraria. Il ragazzo, nel disegno è il più bravo dei tre. Ma perché a volte si trova da queste parti che sono abbastanza lontane da Gubbio? Presto detto. Le monache presso le quali fino a poco tempo fa si è trovata Lisa, oltre che insegnare alle ragazze l’arte del ricamo e del merletto, hanno ritenuto anche assoldare un ‘insegnante“, un maestro nell’arte della ceramica. La scelta è caduta su Salimbene, un giovane “ tanto per la quale”…e anche artisticamente valido….E poi con un tale fratello, ormai conosciuto come Mastro Giorgio in tutta l’Italia…Era così diventato maestro e amico della ragazza…e anche un po’ innamorato, ma senza mai manifestarsi. Come si dice ”innamorato dentro”….
Ora che Lisa si è trasferita presso la locanda della madre Salimbene di tanto in tanto non disdegna di venirla a trovare fermandosi anche qualche giorno data la distanza. Di logica si ritrova a far parte del gruppo di amici di lei. Considerata, poi, l’età un po’ più matura, è diventato grande amico e punto di riferimento di Lorenzo Olivieri.
Nella stanza irrompe come una furia un ragazzotto robusto che fa sobbalzare la donna.
- Mamma…Edoardo…Corrado… - indicando verso il cortile - Io anche? - Giselda gli va incontro e gli sistema la mantellina sul collo…
- Aspetta che li chiamiamo. - e dopo aver aperto il grosso finestrone, - Corrado, Edoardo…sta venendo giù Lorenzo…mi raccomando. -
Sa benissimo che per solito a queste sue richieste i due non è che le rispondano con salti di gioia, anzi, spesso e volentieri volano proteste. Per questo si affretta a richiudere il finestrone senza aspettare una loro probabile obiezione. Lorenzo se ne esce tutto gongolante con fare assai buffo…e goffo.
E’ il primogenito di Giovanni Olivieri e Giselda De Cattanei, ma lo è anche di ambedue le famiglie. Colui che si ritroverà sulle spalle l’eredità di entrambi le casate. Invece ciò non avverrà affatto, in quanto il ragazzo ha tare mentali e motorie. Un disabile a tutti gli effetti e se fosse nato in una casa di poveracci, oggi lo troveremmo coperto di stracci a chiedere l’elemosina davanti a qualche chiesa. Per la coppia fu un bel dolore quando una ventina di anni fa, ora il giovane ne ha ventiquattro, si accorsero che qualcosa in lui non funzionava. Dolore maggiore e pure rabbia poiché si può dire che i due cinque lustri fa, convolarono a nozze per…colpa sua!
Una serata un po’ strana, una festa a casa dei Trinci, zii di Giselda, e un “rapporto” fuggevole…che però lasciò il segno. Malgrado fra i due non ci fosse affatto amore, le due famiglie alla notizia cominciarono ad organizzare feste che si protrassero dal loro matrimonio fino alla nascita del bambino. Anzi continuarono ancora per un bel po’ poiché era nato il maschio erede delle due dinastie. Poi nel crescere si accorsero che qualcosa non andava per il verso giusto. Fu fatto esaminare da tutti i luminari del centro Italia. Tutti finirono col concordare che il bambino era affetto da una grave disabilità. Fra i due non c’era amore, come già detto, e a seguito di questa incresciosa realtà che consideravano un po’ “il figlio della colpa”si ritrovarono ad un bivio: o andare ognuno per la propria strada sistemando Lorenzo in qualche convento dove i frati si occupavano con più o meno umanità di questi derelitti, oppure cercar di mettere al mondo altri figli in modo che la loro “normalità” potesse compensare la “diversità” del primogenito.
Dopo cinque anni arrivò Edoardo e dopo altri due Corrado, l’ultimogenito. Lorenzo era il nome del nonno di Giovanni, Giselda invece volle dare il nome di Edoardo, al secondo in memoria del Conte Edoardo , Vassallo di Ottone II di Sassonia e fondatore del Castello di Gualdo. Corrado al terzo per una forma di gratitudine verso la famiglia Trinci, per l’ospitalità che le aveva accordata da ragazza. L’amore non c’era fra Giovanni e Giselda, ma almeno ora avevano una bella famigliola e quando si è in queste situazioni, per solito si riesce più a convivere e a resistere nello stare insieme….a volte…
Se fosse per Lorenzo se ne starebbe tutto il santo giorno con i fratelli minori e con i loro amici. Se fosse per i fratelli minori non passerebbero con lui neanche un’ora! Un po’ per la sua troppo pesante esuberanza, un po’ perché loro si azzardano a compiere delle azioni che egli senz’altro non può fare. Vogliono, insomma, la loro libertà senza dover star sempre dietro al fratellone maggiore. Così il giovane gran parte del tempo lo trascorre in casa. Con la madre, che il padre è quasi sempre fuori, o da solo nella sua grande stanza….Più che una stanza…una piazza. Gli hanno riservato lo stanzone proprio in cima al torrione, al mastio, reso privo di pericoli e con le inferiate al finestrone. Il mastio del Castello non è una vera e propria abitazione, ma una specie di “rifugio” nel quale il Signore del Castello si rinchiude in caso di attacco da parte di casate ostili o di orde di malintenzionati che in quale modo sono riusciti a neutralizzare gli armigeri a difesa. Il tempo necessario perchè qualche alleato possa intervenire in loro soccorso.
Però, malgrado la sua indole invadente e petulante, i suoi fratelli gli vogliono bene ed hanno messo in moto tutti gli artigiani del territorio per cercare di far loro costruire del “giocattoli”adatti a lui. Duccio, un falegname della zona di Simigni gli ha messo insieme un castello in miniatura, che occupa un quarto di stanza, sul modello di quello di Gualdo, con il ponte levatoio, la torre, le stalle, ecc…Dai vasari di famiglia si sono fatti confezionare una miriade di pupazzetti in terracotta: cavalli, soldati, dame, giocolieri… e loro stessi, su una specie di basamento di legno, gli hanno riprodotto il loro “Campo de li Giochi”, con la pista, le scalinate per gli spettatori e i pali per i vessilli dei vari cavalieri partecipanti al torneo. Gli organizzano dei tornei, a volte, giocano insieme, ma va finire sempre che vince il cavaliere che si sceglie lui. Il più delle volte, però, si ritrova a giocare da solo, delle giornate intere e lo si sente che emette urlacci se per caso un pupazzetto di terracotta, cadendo, gli si rompe. Ecco perché non appena intravede i fratelli dal finestrone, anche il suo da sul cortile, si precipita giù per le scale e chiede alla madre di poter uscire per poter stare un po’ con loro.
I cinque amici se lo vedono arrivare balzelloni e facendo buon viso a cattiva sorte si mettono a scherzare con lui.